Un’aiuola invernale

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Gennaio, di solito il mese più freddo dell’anno.

Anche in questo clima in trasformazione, il mese non si smentisce e un’ondata di freddo sta colpendo tutte le regioni. Purtroppo in Piemonte, a differenza di altre parti d’Italia, il freddo non è accompagnato dalla neve, così come i mesi precedenti non sono stati accompagnati dalla pioggia.

Dopo un’estate arida, stiamo attraversando un inverno altrettanto arido, e io sono molto preoccupata sullo stato delle falde e sulla disponibilità di acqua nelle prossime stagioni.

Purtroppo, non ci posso fare nulla, se non arrabbiarmi moltissimo verso l’indifferenza criminale con cui chi ci governa (a livello planetario) non affronta il problema.

Le uniche azioni a me possibili riguardano una corretta pianificazione e gestione del terreno, in modo da renderlo il più possibile capace di assorbire l’umidità (compost), della sua copertura per ridurre al minimo la dispersione (pacciamatura) e nella scelta di piante adatte alle mutate condizioni.

Ogni tanto, però, mi fermo a sognare possibili nuovi angoli e combinazioni, che offrano stimoli e bellezza in ogni stagione dell’anno.

Da questo punto di vista, l’inverno è un periodo molto stimolante, perché sono poche le piante che offrono un aspetto interessante sotto il grigio e gelido sole invernale.

Voglio proporre qui un accostamento che mi ricorda un po’ la Finlandia: betulle, eriche, conifere nane, mahonie, mirtilli. Sono piante che richiedono un terreno un po’ acido; se il vostro non lo è potete intervenire con abbondanti pacciamature di aghi e corteccia di pino. Poco o niente compost.

Chiaramente questa zona sarà ammirata da lontano, o con una veloce passeggiata in inverno, mentre potrebbe diventare un fresco rifugio in estate. Se potete, non dimenticate una panchina in legno, magari fatta semplicemente con due assi posate su dei supporti, non trattate in modo da accelerare il processo di invecchiamento e far assumere al legno sfumature sbiadite e grigiastre, perfette in questo angolo.

Ovviamente questo suggerimento vale solo per i giardini nel Nord dell’Italia, preferibilmente in una zona pianeggiante perché anche se è un gioco di ispirazione aliena, non può essere “troppo” alieno: colline ricche di ulivi o vigne o, peggio, la vista del mare, il nostro Mediterraneo, renderebbero il quadro stonato o impossibile.

La seconda considerazione è sulla rusticità delle piante: negli anni scorsi si è scritto e parlato spesso di sperimentare la rusticità di piante, precedentemente considerate sensibili al freddo, perché gli inverni meno rigidi facevano sperare in un effetto collaterale positivo associato al riscaldamento globale. E invece, apparentemente a smentire le vituperate cassandre ecologiste, ma in realtà solo a ricordarci che nella nostra superbia non siamo in grado di prevedere o controllare nulla, ci sono ancora periodi invernali come questo, con ondate di freddo e, in alcune zone d’Italia, molta neve oppure totale assenza di precipitazioni.

In queste situazioni di clima imprevedibile io, che non amo rischiare la vita delle piante per un mio gioco, credo che sia più utile e sicuro limitarsi alle specie originarie della zona, o comunque di climi analoghi: sono le piante più robuste e quindi anche in grado di sopportare e adattarsi meglio ai cambiamenti. E se questo va a scapito di accostamenti innovativi, giardini ispirati ai Tropici o al fynbos africano, pazienza. Oltretutto, questi giochi di stile sono, secondo me, molto più adatti ad un contesto urbano, dove invece il microclima causato dal riscaldamento delle case e dall’inquinamento mantiene temperature minime nettamente meno rigide.

Un’ultima osservazione: le betulle sono sensibili ai colpi di calore e alla siccità: quindi questa combinazione forse è adatta a un giardino in montagna, ad un’altitudine di almeno 800 metri sul livello del mare.

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